Putin sostiene l'idea di una tregua, "ma resta molto da discutere" (2025)

A oltre due anni dall'inizio della guerra, abbiamo voluto capire le difficoltà con cui sono confrontati i media in Ucraina, in particolare nelle zone occupate e al fronte. Ne abbiamo parlato con tre giornalisti ucraini.

I recenti tagliannunciati dal gruppo Tamedia sono sicuramente una decisioneche ha portato scompiglio nel settore mediatico svizzero, ma c’è chi stapeggio: pensate che in Ucraina un terzo dei media sono stati costretti achiudere a causa della guerra attualmente in corso. Come sopravvivono quellirimasti? Perché e come continuano a lavorare? Inoltre, possono davveroadempiere al loro mandato, criticando ad esempio il governo di Kyiv? Abbiamoprovato a capirlo intervistando alcuni addetti ai lavori attivi in Ucraina.

È difficile immaginarecosa farebbe ognuno di noi se la guerra iniziasse in Svizzera. In particolare, se si riveste una professione legata alle infrastrutture e alla sicurezza, come pompieri, poliziotti,medici e ovviamente militari, che sarebbero naturalmente obbligati a restare e fornire leloro prestazioni. Qualcuno potrebbe anche pensare di abbandonare la propriaresidenza per trasferirsi in un posto sicuro. Inoltre, per un paese che per quasi 200 anni nonha mai visto un conflitto, è ancora più difficile immaginare le conseguenze chela guerra porterebbe con sé. Ogni giorno si leggono e vedono notiziedall’Ucraina. I flussi d’informazione su quanto accade non sono semprepercepiti nella loro interezza, ma indipendentemente dal fatto che si "indossino occhiali rosa" o che si sia veramente informati, la Russia ha nuovamente iniziato una guerra in Europa, che al momento sembra impossibile fermare.

Un lavoro pericoloso

Il giornalista è un professionistache spesso resta dietro le notizie, raccontando i fatti e non le difficoltà cheincontra nella sua attività. In Ucraina, ci raccontano i nostri interlocutori,non è tra i mestieri più sicuri: chi decide di restare deve affrontare moltedifficoltà, come accade anche in altri paesi, ma spesso i reporter ucrainimettono anche a rischio la propria vita. Oleksandr Yukhymets è caporedattore diun media online con un focus culturale nella città ucraina occidentale diCernivtsi. Lo intervistiamo alcuni giorni prima che parta per il fronte per servire il suo paese con le armi. Nonostante Cernivtsi sia ancora sicura e non sia mai stata bombardata, alcunidei suoi giornalisti rischiano spesso la vita. "Lavorare comegiornalista, secondo me, è diventato più pericoloso, soprattutto per chi deveraccontare la cronaca dal fronte", racconta Yukhymets, spiegandoci diesser stato inseguito e pedinato dopo aver scritto alcuni articoli su temi politici che "non sono piaciuti ai diretti interessati".

Si può criticare Zelensky in Ucraina?

Una guerra può portarecambiamenti significativi nella vita di una persona e nella quotidianità di un paese.La libertà di parola è aumentata negli ultimi dieci anni, ma ora lasituazione è cambiata, come racconta Lina Kushch, Prima Segretaria dell’UnioneNazionale dei Giornalisti dell’Ucraina. "Dall’inizio della guerra c’èstato un periodo in cui i media non hanno mosso alcuna critica verso ilgoverno di Kyiv, cercando di non trasmettere un messaggio negativo in unmomento di difficoltà. Anche alcuni giornalisti investigativi hanno interrottola loro attività. In seguito, però, abbiamo capito che le violazioni dellalegge da parte delle autorità ucraine e la corruzione non sono sparite. Aquesto si aggiungevano alcune importanti riforme per il paese che venivanobloccate a causa delle leggi marziali. Di conseguenza, i giornalisti hannoripreso a criticare le autorità, anche con l’intento di provocare alcunicambiamenti all’interno dell’esecutivo. Tuttavia, ci sono ancora teamgiornalistici che continuano a mantenere una linea solo pro-governativa".

Più di una critica

Lina Kushch ha citatoesempi in cui, giustificandosi con la legge marziale, all'inizio della guerra il Ministero della Difesaha chiuso i registri delle spese per le Forze Armate, impedendo alla società eai giornalisti di vedere dove vanno a finire i soldi e come il governo liutilizza. Questo ha dato mano libera ai politici corrotti. È successo, adesempio, che il Ministero della Difesa ucraino abbia comprato delle uova a dei prezzi ingiustificatamente alti, fino a tre-quattro volte superiori il prezzo di mercato. Tuttavia, la scoperta di questo fatto da parte deigiornalisti investigativi e il conseguente clamore nella società hannocostretto i deputati a Kyiv a riaprire i registri delle spese. Kushch ha ancheparlato di altri esempi in cui, grazie ai giornalisti, alcuni ministri sonostati sostituiti, un compito che risulta ancora più difficile in assenza dielezioni e con la legge marziale.

Limitare la parola per la sicurezza

Liubov Vasylyk,responsabile della cattedra di giornalismo all’Università Nazionale diCernivtsi ed esperta di media, spiega che ci sono alcune limitazioni alla libertà di stampa dovute amotivi di sicurezza. Per esempio, non si possono pubblicare e trasmettereimmediatamente le immagini delle conseguenze di bombardamenti, ma devonopassare almeno tre ore. Per parlare con i militari ci vuole un permesso. Se sifilmano o intervistano soldati, è necessario un accredito da parte delleautorità militari. Tutto ciò è una questione di sicurezza per l’esercito, al finedi evitare che il nemico corregga il suo tiro, poiché i russi monitoranoattentamente anche i media ucraini. È quindi assolutamente vietato mostrareeventuali obiettivi militari, per esempio basi, trincee, aeroporti militari. "Quando holavorato come giornalista per un sito, per parlare con una dottoressa militaree con lo psicologo militare che aiuta le persone con traumi legati alla guerra,ho avuto bisogno di un permesso dalla Guardia Nazionale".

Zone “nere” per giornalisti

Nonostante i problemidi elettricità e le limitazioni per alcune pubblicazioni, la vita deigiornalisti nelle regioni controllate da Kyiv può sembrare migliore rispetto aquella di chi si trova nelle zone occupate dall’esercito russo. In questeultime, le autorità di Mosca tengono sotto controllo gli attivisti, le famigliedei militari ucraini e i giornalisti. "Va ricordato che un giornalistaucraino in quelle zone non può lavorare legalmente; tutti sono schedati econtrollati dalle autorità russe, che li chiamano e si presentano a casa,spesso facendo pressione su questi professionisti per farli passare ‘dall’altraparte’ e lavorare sotto il regime di Mosca. Chi non accetta mette in pericolola propria vita e quella dei suoi familiari".

Putin sostiene l'idea di una tregua, "ma resta molto da discutere" (1)

Mi hanno ammanettato al termosifone

Oleksandr Gunko

Una pratica moltousata dalle autorità russe in Ucraina è il sequestro di persona. I russi hannorapito, ad esempio, Oleksandr Gunko, il redattore di un sito web della città diNova Kakhovka, nella regione di Kherson. La sua storia completa si può leggere qui. Nonostante l’occupazione, Gunko hacontinuato a lavorare, chiamando “i russi e Putin 'nemici e occupanti'”. Perquesto è stato arrestato dalle autorità russe tre volte. Racconta del suo primoarresto: "Hanno perquisito l'appartamento, sequestrato un computerportatile, uno smartphone, un telefono, macchine fotografiche e videocamere. Mihanno trascinato alla stazione di polizia militare russa. Mi hanno rinchiuso inun ufficio e mi hanno ammanettato a un termosifone, seduto su una sedia dilegno duro. E così mi hanno lasciato per tre giorni. Durante questo periodo mihanno dato da mangiare solo una volta, il secondo giorno, con porridge per soldati. Eraimpossibile dormire. Tre o quattro volte al giorno mi portavano in bagno.Questo era l’unico momento in cui potevo alzarmi dalla sedia. E per tutti e trei giorni mi hanno interrogato gli agenti del Servizio di Sicurezza russo".

Gunko ha ancheraccontato che, oltre a essere infastiditi dalla sua linea editorialefilo-ucraina, i russi volevano farlo passare dalla loro parte. Gli chiedevanoanche informazioni sugli attivisti locali e sui partecipanti alla guerra delDonbass. “Di fronte a dove ero seduto, ammanettato, c’era un’altra stanzadove ogni giorno venivano portate delle persone per poi essere torturate.Sentivo suoni orribili: urla, colpi, ossa che scricchiolavano... Le personeerano molto depresse e cercavano di non parlare di ciò con nessuno, se nonsussurrando agli amici più cari".

Continuare a lavorare per lefuture generazioni

Anche dopo i trearresti subiti, Gunko non ha mollato. Alla fine, i russi hanno smesso dichiedergli di passare dalla loro parte, ma gli hanno proibito di lavorare comegiornalista. Tuttavia, lui ha continuato: "Io sono un giornalista, sonoun cronista del presente, devo parlare agli altri, ma anche raccontare allegenerazioni future di ciò che accade in Ucraina". Con l’aiuto diorganizzazioni giornalistiche, Oleksandr Gunko è riuscito infine a fuggirenell’ovest del paese.

Putin sostiene l'idea di una tregua, "ma resta molto da discutere" (2)

Fuggire dalle terre occupate è pericoloso e costoso

Lina Kushch

Nelle zone occupate, irussi bloccano intenzionalmente o limitano la rete telefonica e la connessioneinternet, perché non vogliono che il mondo venga a conoscenza dei loro crimini.Un altro loro obiettivo è di isolare la popolazione locale. In queste aree, glioccupanti diffondono la loro propaganda e notizie false contro l’Ucraina. “Fuggiredalle terre occupate è pericoloso e costoso. Passare attraverso Russia,Lettonia, Lituania e Polonia per raggiungere le zone controllate dagli ucrainipuò costare fino a 350 euro per persona. Lungo le strade delle terre occupateci sono diversi posti di blocco, dove si rischia di essere arrestati. Ilviaggio è lungo e richiede una preparazione accurata. In questo ambito, inostri consigli sono stati molto utili a molti”, dice Lina Kushch. Questatestimonianza è confermata dalla storia della giornalista Vita Kopenko.della regione di Kherson. Dopoaver ricevuto varie minacce da collaboratori locali e russi e aver rifiutato dicollaborare, ha dovuto affrontare un viaggio difficile di cinque giorni perriuscire a raggiungere l'Ucraina.

Lavorare fino all’ultimo

I giornalisti in primalinea svolgono un lavoro encomiabile. Lo dimostra il giornale di Bakhmut, che continuava a distribuire giornali alla popolazione, fornendoinformazioni sull’evacuazione e invitando i locali a mettersi in salvo, fino agli ultimi giorni prima della conquista della città da parte dei mercenari del gruppo Wagner.

Scrivere del proprio paese da mille chilometri di distanza

I giornalisti che sonoriusciti a scampare all’occupazione o all’incarcerazione russa spessocontinuano a scrivere delle loro terre natie dalla nuova regione in cui sitrovano. Liubov Vasylyk afferma: “I redattori della città diSievierodonec’k, nel Donbas, ora operano da Cernivtsi (vicino alla Romania),da dove continuano a scrivere della cronaca di entrambe le regioni”.

Quali professionisti sono più in difficoltà?

La quantità di questestorie è proporzionale all’estensione delle aree occupate, ma anche allespalle dei soldati ucraini, dove la guerra non è ancora arrivata, non mancanoproblematiche. Se si chiedesse a qualunque redattore in Ucraina quali sono iproblemi principali, è probabile che menzioni le difficoltà finanziarie e lacarenza di personale. “Per noi, il problema finanziario è molto serio;cerchiamo altri modi per trovare fondi, come sovvenzioni o contrattipubblicitari”, commenta Yukhymets, caporedattore di Shpalta, che hadedicato molta attenzione a questa questione. Le difficoltà finanziarie portanoinevitabilmente a problemi di personale: lo stipendio medio di un giornalistalocale non è elevato, anzi. Inoltre, alcuni, dopo aver iniziato a esercitare laprofessione, rimangono delusi e poi lasciano. Oleksandr, per far fronte allacarenza di personale, mantiene i contatti con la cattedra di giornalismodell’università locale per eventuali assunzioni.

Un sito web senza elettricità

Nonostante i continuiattacchi russi alle infrastrutture energetiche ucraine, che rendonoproblematico l'accesso all’elettricità, l’attività dei giornalisti non si ferma,ma si adegua. È il caso di Oleksandr Yukhymets e della piattaforma onlineShpalta. “Non potevamo montare i servizi video per poi pubblicarli sulnostro sito. Siamo stati costretti a pianificare tutte le nostre attività inmaniera molto precisa, adattando i nostri orari alle fasce della giornata in cui c’eral’elettricità. È un problema che si ripresenterà anche il prossimo inverno".

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Abbiamo visto chilometri di tubi, tonnellate di risorse… ma non il bisogno sociale di informazione

Lina Kushch

“Nessun piano diricostruzione dell’Ucraina, presentato a Lugano, Berlino o Londra, prevede unaiuto ai media indipendenti”. Nell’intervista la Prima Segretariadell’Unione Nazionale dei Giornalisti Lina Kushch sottolinea l’importanza deimedia locali e afferma che, purtroppo, il governo ucraino non vuole sostenerli. “I giornalisti locali devono essere considerati non come un semplice oggetto che si limita a lodare le autorità e a parlare del processo di ricostruzione, ma come soggetto attivo, che deve controllare come vengono spesi i soldi, anche quelli che ci daranno per il rinnovo del territorio”. A questo proposito, secondo Kushch, i media locali sono una vera e propria “infrastruttura” essenziale, che garantisce il servizio informativo.

Attualmente alcunimedia locali esistono ancora grazie soprattutto al sostegno delleorganizzazioni giornalistiche e ai fondi internazionali. Ad esempio, dal 2022, lafondazione svizzera Hirondelle aiuta i media ucraini a sopravvivere inquesti tempi difficili.

Formare nuovi giornalisti

Anche formare i futurigiornalisti è diventato più complicato, specialmente quando le lezioni non sitengono in aula. “Nonabbiamo sempre una connessione internet di qualità”, spiega la responsabile della cattedra Liubov Vasylyk. “Inoltre, ci sono i blackoutprogrammati. Dobbiamo trovare modi per essere più flessibili. Se una lezioneera stata pianificata per una determinata ora, cambiamo l’orario. Tuttavia,spesso succede che gli orari delle lezioni non coincidano con i momenti in cuii nostri studenti hanno l’elettricità. Per questo è molto difficile coprirel'intero flusso di studenti con l'insegnamento”.

Nonostante ledifficoltà, l’Università ha adattato il programma, aggiungendo nuove materiecome “IA in giornalismo”, “Sicurezza personale dei giornalisti”, “Giornalismodi guerra” e “Mass media non istituzionalizzati” (come Telegram, Instagram,TikTok). Tuttavia, secondo la responsabile della cattedra, alcune materie, comeil montaggio video o il fotogiornalismo, sono quasi impossibili da insegnare adistanza perché richiedono pratica diretta.

Dall’iniziodell’invasione, l’Università ha accolto nei suoi dormitori molti rifugiati dalle regioni sottoattacco. Uno degli insegnanti di giornalismo combina il suolavoro con l’attività di volontariato, aiutando le vittime di guerra e portandoaiuti umanitari. “Ha già chiesto molte volte di cambiare gli orari dellelezioni”, dice con un sorriso Vasylyk.

Il fenomeno diTelegram

Alcuni canali diinformazione su servizi di messaggistica istantanea hanno un pubblico più vastorispetto ai media tradizionali. E in Ucraina è Telegram a primeggiare in questacategoria. Oleksandr Yukhymets spiega questa popolarità, sottolineando che i canaliTelegram spesso non sono affidabili: “La gente oggigiorno tende a fidarsi maggiormentedi fonti di informazione non convenzionali, come un blogger di fiducia o uncanale Telegram con autori anonimi. Per le persone è più facile leggere lenotizie nelle chat o nei feed dei social media. Dobbiamo adattarci anche noi”.

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È un'utopia credere che dopo la guerra il giornalismo tornerà alla normalità e tutto sarà come prima

Lina Kushch

Tante difficoltà in un paese dilaniato dalla guerra. È proprio qui che il giornalista assume un ruolo di responsabilità ancora più importante. Le incognite sul futuro non mancano e pesano ogni giorno sul lavoro quotidiano delle redazioni. Numerose domande, quindi. La certezza, tuttavia, è che il futuro non sarà uguale al passato. “È un'utopia credere che dopo la guerra il giornalismo tornerà alla normalità e tutto sarà come prima”, conclude Lina Kushch. Da una situazione tragica, però, ritiene che si possano comunque trarre degli insegnamenti. “I media dovranno trovare una nuova quotidianità, anche a livello di contenuti e competenze, così da raggiungere, anche tramite nuovi canali, il più ampio numero di persone possibile”.

Nota dell'autore: Quasi due anni fa sono fuggito dal Donbas - territorio attualmente occupato dalla Russia - arrivando dapprima a Cernivtsi e raggiugendo in un secondo momento il Ticino. Studio giornalismo in questo Cantone e in Ucraina, seguendo le lezioni da remoto. I lavoratori dei media in Ucraina, tra cui chi racconta la cronaca dal fronte, così come i soldati che stanno combattendo, mi hanno spinto a studiare giornalismo e raccontare ciò che accade nel mio Paese d'origine e nel mondo. L'idea di scrivere questo articolo mi è arrivata nel corso dello stage che ho svolto presso la redazione di Ticinonews e mi serve per continuare il mio percorso formativo che spero, in futuro, mi porterà a diventare un giornalista in questo meraviglioso Cantone. Durante l'attività svolta in redazione ho potuto notare le differenze con l'Ucraina: qui, infatti, ci sono tutte le condizioni per lavorare al meglio, mentre lì la normalità è purtroppo rappresentata da diversi problemi, come ad esempio la mancanza di elettricità, di fondi, di personale e di sicurezza.

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